Come si fa a ritrovare la forza per continuare quando non ci si sente apprezzati?
E’ importante confidare sul fatto che ognuno ha la sua strada, le sue idee, le sue esperienze da fare per apprendere, per ricordare la propria origine divina. Se ci si mette a dare conto a tutti, a inceppare il proprio ritmo vitale per insoddisfazione verso una mancata gratificazione che viene dall’esterno, si può andare incontro ad un blocco che ritarda il nostro sviluppo. Ognuno proietta sugli altri i propri limiti, le proprie abilità sintantoché non ne diviene consapevole. Quindi che fare quando qualche esperienza si rivela spiacevole o addirittura dolorosa? Prenderne atto, capire dove finisce l’immaginario altrui e dove inizia il nostro. E’ facile, alle volte, cascare nella tentazione di aggrovigliare i fili che ci uniscono agli altri, ma lo scopo è far chiarezza e portare luce dentro di noi. Io non sono te e tu non sei me, seppure uniti da un’unica direzione: quella dell’evoluzione. Perciò: come quando per affrontare un viaggio cerchiamo di avere l’equipaggiamento adatto, tenendo ciò che ci serve e non zavorre inutili che possono rallentarlo e metterci in difficoltà, è meglio non ostinarsi a portare pesi inutili. Quali sarebbero questi pesi, metaforicamente: persone che ci trattano come latrine per sfogare i loro istinti più bassi perché non hanno nessuna intenzione, al momento, di fare un passo in più verso il rispetto, persone che sanno solo giudicare e criticare senza proporre mai nulla di concreto per il bene comune, persone che sfruttano i bisogni altrui per accumulare ricchezze in modo disonesto, e chi più ne ha e più ne metta.
Quando senti che non sei accettato/a, a meno che non ci siano delle gravi mancanze di rispetto e giustizia da parte tua, vai per la tua strada. Come nella favola del Brutto Anatroccolo, ricorda che molto probabilmente sei un cigno, che non può avere le stesse abitudini di un gatto o di una gallina. Esiste qualcosa chiamata “grazia dell’appartenenza”, ovvero accompagnati a persone che vibrano alle tue stesse frequenze, auspicabili quelle della gentilezza.
Laura Torresin
0 commenti